Con Petra Dotti continuiamo la nostra inchiesta sull’Italia razzista, nella città in cui è nato il primo segnale di contestazione alla deriva sovranista.
Di fronte allo scempio ideale e culturale che arriva da Schio, dove si considerano “divisive” le pietre d’inciampo da porre nei luoghi della memoria, è d’obbligo fare qualche riflessione.
A Bologna, nel centro sociale LABAS incontriamo Petra Dotti frontwoman del gruppo ‘Giardini di pietra’.
Cantautrice, chitarrista ed educatrice attiva da vent’anni con bambini e ragazzi di propedeutica musicale e propedeutica alla chitarra, sostiene con vigore che la forma di salvezza per noi umani sia la creatività in tutte le sue espressioni, dalla cucina, alla musica, passando per tutte le arti.
Intervista a Petra Dotti
Una bellissima piazza senza bandiere, come quella gremita di piazza Maggiore a Bologna, convocata con il tam tam digitale e la sola forza delle idee, è un soffio di speranza o un grido di disperazione?
Non posso dire cosa sia veramente, forse l’insieme delle due cose. Quello che mi auguro è che la forza di questa piazza arrivi da una maggiore consapevolezza dei meccanismi manipolatori della politica e della comunicazione mediatica.
Penso che i cosiddetti millennials (chi più chi meno) abbiano gli strumenti per non farsi più abbindolare e che la loro visione della società stia finalmente travalicando i confini mentali, fisici e geografici.
Dopo Bologna, Modena e tantissime altre città, ancora sardine contro Matteo Salvini. Petra Dotti, qual è la sua opinione?
Benissimo! Purché sia chiaro il motivo per cui si va in piazza! Se tutto diventa una spettacolarizzazione, meglio fermarsi…
Analizzando il presente e avendo consapevolezza della dimensione storica stiamo rivivendo un passato da paese razzista?
Tutto sta nel buon esempio di chi ricopre figure istituzionali e pubbliche. Autorizzare o meno alcuni atteggiamenti significa nutrire sentimenti razzisti. Questa è un’enorme responsabilità.
Gli adulti in una famiglia e i personaggi istituzionali e pubblici in uno Stato hanno l’obbligo morale ed etico di incoraggiare atteggiamenti virtuosi e di non dare fuoco alla miccia dei bassi istinti.
Il lato oscuro di ogni essere umano è molto suscettibile, dunque una facile leva per propaganda di basso profilo.
Il no del Consiglio comunale di Schio alle pietre d’inciampo
Petra Dotti, non ritiene che tra tutte le discriminazioni, quelle per motivi etnico-razziali, abbiano la percentuale più alta?
Il ‘no’ del Consiglio comunale di Schio ad una mozione presentata dal Pd per il posizionamento di pietre d’inciampo dove risiedevano i deportati della città morti nei lager fa riflettere.
Senza entrare nel merito delle singole decisioni ritengo sia innato nell’essere umano avere paura di ciò che è diverso. È un istinto naturale di conservazione. Per fortuna abbiamo una parte evoluta che costantemente scende a patti con il cervello rettiliano. O almeno dovrebbe.
Ci parli dei tuoi progetti futuri.
Ho appena pubblicato un EP con il mio progetto musicale Giardini di Pietra Project (www.giardinidipietraproject.com) che conto di suonare il più possibile e sto lavorando insieme a mio marito Bernardo Bolognesi alla prossima estate culturale di Villa Ghigi.