Dopo una partita di seconda categoria l’arbitro ha aspettato fuori dagli spogliatoi il portiere, da lui espulso, e gli ha rifilato la testata. È stato punito con il Daspo.
Spesso la scelta di diventare arbitro è un ripiego dovuto alla mancanza delle doti tecniche necessarie per diventare un calciatore. Una voglia così intensa di essere in campo che si trasforma in missione. Il direttore di gara è notoriamente responsabile ultimo delle sconfitte.
Ecco perché si potrebbe vedere nella scelta di diventare arbitro una certa dose di masochismo. E più si scende di categoria, più le cose vanno male. Nel calcio di provincia l’arbitro è una specie di martire, che molto spesso rischia la propria incolumità, costretto a fuggire alla chetichella dagli spogliatoi per non essere aggredito da calciatori e tifosi inferociti.
Fa ancora più scalpore quanto successo a Mogliano, in provincia di Macerata, il primo febbraio scorso, dove la situazione si è ribaltata.
Arbitro aggredisce calciatore con una testata: Daspo!
Nel corso di una partita di seconda categoria l’arbitro aveva espulso il portiere della squadra di casa. Fin qui nulla di strano, se non fosse che al termine della partita il “chiarimento” avrebbe portato all’aggressione da parte del direttore di gara ai danni del portiere, ferito con una violenta testata.
Il giovane portiere è stato subito portato in ospedale, dove è stato visitato e dimesso con una prognosi di 15 giorni.
L’arbitro è stato subito punito con un provvedimento che potremmo definire storico. Per la prima volta in Italia il Questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha emesso un provvedimento di Daspo della durata di un anno nei confronti di un direttore di gara. Da arbitro ad ultras.
L’arbitro, attraverso il suo legale, avrebbe fornito una versione dei fatti però molto differente. La prognosi di 15 giorni sarebbe infatti dovuta a uno scontro di gioco.
“Il mio cliente fornisce una versione dei fatti completamente diversa da quella data dal portiere. Sul referto ha scritto la verità. Non era possibile, da un punto di vista oggettivo, che potesse colpire il calciatore con una testata, visto che è più alto di lui di venti centimetri”.