Riportiamo l’intervento di Rebecca, una studentessa non vaccinata e per questo discriminata dai suoi amici e compagni di classe.
“Oggi sono venuta qui per raccontarvi di come noi giovani studenti stiamo vivendo questa situazione e per dare a voce anche a tutti quei piccolini che fanno parte di questo gruppo”.
Inizia con queste parole l’intervento di Rebecca, una studentessa di 18 anni che frequenta il quinto anno di un liceo linguistico. Vive in un piccolo paese in provincia di Brescia ed è la maggiore di tre sorelle.
“Ci siamo ritrovati a dover combattere da soli nella nostra classe e con i nostri gruppi di amici. Siamo soli in un mondo che non ci vuole più se non siamo vaccinati“.
Rebecca discriminata perché non vaccinata
Rebecca ha raccontato la sua esperienza personale. “Nella mia classe siamo in 14, un mio compagno tossisce, un’altra mia compagna si soffia il naso e nessuno dice niente. Lo fai tu, studente non vaccinato, e ti mandano a casa perché potresti avere qualcosa. Parliamoci chiaro: professore, tu mi mandi a casa perché non sono vaccinato”.
La ragazza ha giustamente sottolineato che “la scuola parla spesso di prevenzione, di norme da rispettare, di numeri e percentuali dimenticando che dietro tutto questo ci sono persone umane, vere”.
Ma il vero problema, secondo la studentessa, non sarebbe rappresentato dai docenti ma dai compagni di classe. “Vieni tagliato fuori perché non sei vaccinato, potresti essere contagioso. Io faccio due tamponi alla settimana per poter fare allenamento in palestra e sono molto più controllata di tutti i miei compagni di classe che sono vaccinati”.
Per andare a fare una ricerca a casa di una sua compagna di classe le è stato chiesto se aveva fatto il tampone e quale fosse l’esito. “Pensavo fosse uno scherzo e invece ha voluto davvero sapere se fossi negativa. Veniamo davvero trattati come se fossimo dei malati o peggio, come se avessimo, che so, la peste bubbonica”.
La giovane ha spiegato che la situazione si aggrava quando i loro amici iniziano ad escluderli e allontanarli, perché non si può entrare in un locale o perché gli voltano le spalle.
“Ti ritrovi solo a dover combattere, a tirare fuori le unghie. Io sinceramente sono stufa, vedo piano piano il mio mondo che si allontana e l’unica cosa che voglio fare è urlare: urlare che questa situazione a me non sta più bene”.
Dopo queste parole è scoppiata in lacrime, abbracciando e baciando quella che presumibilmente era una delle due sorelline più piccole. Foto: Facebook