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Recovery Fund, progetti inquietanti: miliardi di € per controllare gli italiani

Il Corriere della Sera ha pubblicato una bozza dell’elenco dei 557 progetti che dovrebbero essere finanziati dal Recovery Fund.

Ricordiamo che il Recovery Fund è uno strumento di natura economica chiesto dal governo italiano per far fronte all’emergenza coronavirus. Si tratta di circa 200 miliardi di euro, 80 a fondo perduto e 120 da restituire.

Leggendo il documento è possibile farsi un’idea di come il governo italiano e l’Unione Europea vorrebbero che questi soldi venissero spesi.

Alcuni di questi progetti sono stati riportati e commentati dal sito Luogo comune, che li ha divisi in due categorie: progetti inquietanti e progetti di sperpero.

Progetti finanziati dal Recovery Fund

Leggiamoli insieme partendo dal progetto 610: Piano Italia Cashless. L’ammontare di questo progetto è di 10 miliardi di euro e la durata è di 3 anni.

Realizzazione di un piano nazionale avente l’obiettivo di accompagnare la transizione verso una cashless community attraverso meccanismi di incentivo all’utilizzo di mezzi di pagamento elettronici sia per i consumatori che per gli esercenti, collegandola all’infrastruttura digitale per le certificazioni fiscali (fatture elettorniche e corrispettivi telematici), favorendo la precompilazione delle dichiarazioni fiscali e la pre-determinazione dei versamenti dovuti.

La digitalizzazione dei pagamenti comporta inoltre effetti benefici in termini di sicurezza (meno contante, meno reati socialmente odiosi), igiene (particolarmente rilevante in questa fase), lotta all’evasione. Di contro, saranno necessari investimenti per aumentare il livello di sicurezza cibernetica.

Una manovra che farà sicuramente piacere a chi guadagna sulle transazioni ma che, secondo gli esperti come l’economista Francesco Lippi, non servirà a ostacolare l’evasione.

Deep Learning per stanare i trasgressori

Passiamo al progetto 342: Vigilanza cibernetica per edifici pubblici e aree sensibili. Ammontare della cifra: 200 milioni di euro.

Numerose aziende italiane si occupano di ricerca, sviluppo e produzione industriale in ambito Computer Vision tramite Deep Learning. Le tecnologie Deep Learning italiane possono risolvere alcune criticità del Paese che necessita sempre di più di sicurezza etica.

Se oggi si dotassero gli edifici pubblici ed aree sensibili di sistemi di vigilanza automatizzata ci si troverebbe paradossalmnete di fronte al problema di dover cedere immagini e dati sensibili a Paesi stranieri che detengono la quasi totalità del mercato di tecnologie di deep leanring. Potenziare, al contrario, la produzione di tecnologie italiane delle molte piccole e medie imprese, con forte capacità innovativa, può consentire di mantenere in Italia sia il know how, sia i capitali che i dati sensibili.

Le tecnologie di Deep Learning, così sviluppate, in ambito sicurezza potrebbero consentire l’ottenimento di molteplici benefici:- edifici pubblici, aree sensibili, piazze e strade potrebbero godere di sistemi di sicurezza capaci di rilevare autonomamente anomalie, segnalandole al personale addetto (ad esempio pacchi sospetti, automezzi in aree pedonali, persone che litigano, persone che impugnano armi da fuoco, persone con passamontagna, ecc). – le stesse tecnologie possono essere anche molto utili in periodo Covid-19 perché possono segnalare persone troppo vicine tra loro, assembramenti, ingresso in edifici di persone senza mascherina, ecc.

Qui c’è ben poco da spiegare o commentare, stiamo parlando di videosorveglianza automatizzata. Non saremo più liberi di spostarci senza che qualcuno osservi cosa stiamo facendo.

La cosa incredibile è che vogliono dotarsi di questi sistemi informatici di intelligenza artificiale per stanare le persone che camminano senza mascherina o che sono troppo vicine tra loro.

Se questo è il metodo che vogliono utilizzare per intercettare i “trasgressori”, chissà a cosa avranno pensato per  punirli.

Recovery Fund, 5G e dati sensibili

Progetto 356: 5G space based (costellazione satelliti bassa latenza per garantire banda larga). Ammontare 170 milioni di euro e durata un anno.

Realizzare una costellazione di satelliti modulare (3 famiglie di 12 esemplari ciascuna) al fine di garantire capacità 5G a banda larga e bassa latenza e copertura sul territorio nazionale, europeo e globale a unità della Difesa e altri Corpi dello Stato.

Progetto 156: Evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico e potenziamento della capacità di raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni relative al cittadino. Costo: 1,5 miliardi di euro, durata 5 anni.

Favorire la digitalizzazione documentale, secondo standard europei, l’armonizzazione e l’estrazione dei dati; facilitare informazione e accesso al FSE [Fascicolo Sanitario Elettronico] e la sua completa alimentazione; potenziare i sistemi di protezione per la consultazione sicura; realizzare una APP per la raccolta di dati clinici individuali in autocontribuzione del cittadino; potenziare la capacità regionale di raccolta, analisi e interoperabilità dei dati.

Non a caso il ministro Speranza ha già iniziato a parlare di “prossimità digitale”, del Servizio Sanitario Nazionale che entra nel cellulare dei cittadini.

https://www.facebook.com/robersperanza/posts/4443949162344259

Soldi ai debunker

Progetto 154: Trasparenza delle informazioni per il cittadino in logica opendata. Ammontare 9,6 milioni di euro, durata 6 anni.

Potenziare la Comunicazione istituzionale attraverso la promozione della corretta informazione orientata all’utente, il contrasto alle fake news, la promozione del diritto alla salute e l’innovazione digitale in sanità; promuovere la cultura della Trasparenza e dell’accountability attraverso i dati sanitari aperti e valorizzare le pratiche di riuso dei dati.

Da questi pochi punti citati, che rientrano nei 557 progetti del Recovery Fund, si ha come l’impressione che il nostro Paese si stia indebitando per implementare controlli sulla popolazione e censurare chiunque voglia esprimere un parere diverso.