L’obiettivo dell’educazione non è l’obbedienza ma l’autonomia del bambino e per raggiungerla c’è bisogno di regole e confini, non di comandi o ricatti.
Lorella Boccalini ha diretto per tredici anni un asilo nido ed è autrice di diversi testi e pubblicazioni sulla pedagogia.
Collabora nel progetto Scuola Genitori, realizzato dal CPP (Centro PsicoPedagogico) di Piacenza, nato per accompagnare i genitori nell’educazione dei figli.
In occasione di un incontro aperto ai genitori dal titolo “Regole non comandi“, ha offerto interessanti spunti di riflessione.
Quante volte ci lasciamo trasportare dalle emozioni o dal bisogno di imporci sui bambini? Preferiamo usare urla e ricatti pensando che sia l’unico modo per crescere bene un figlio.
Invece è importante ponderare bene tutti i gesti educativi perché nell’infanzia si instaurano le basi solide che aiuteranno il bambino e l’adulto di domani.
Ci sono due dati importanti che dovrebbero farci pensare: in Italia la seconda causa di morte tra gli adolescenti è il suicidio e aumentano i ritirati sociali, detti hikikomori, che altro non sono che ragazzi che sentono di non avere risorse per affrontare la vita.
Il problema non risiede nell’adolescenza. È fondamentale offrire, fin dall’infanzia, gli strumenti per guidare i bambini nello loro scelte e nella loro autonomia. Attraverso le regole e i confini li aiutiamo a crescere sicuri.
Come scegliere le regole giuste per rendere un bambino autonomo
L’educazione dei bambini è tutta una questione di organizzazione e misura. Le regole vanno ponderate in base all’età: quello che è giusto in un certo momento potrebbe essere sbagliato in un periodo successivo.
Per esempio spesso capita di pretendere da un bambino piccolo una comprensione morale su dei concetti che sono lontani dalla sua portata, in quanto ancora non hanno sviluppato il meta pensiero. Non possono comprendere e questo crea confusione.
Altro punto fondamentale è la condivisione delle regole con le varie figure educative che ruotano intorno al bambino (genitori, nonni, educatori).
Le regole organizzano la crescita di un bambino e lo mettono nella condizione di capire quali siano quei paletti dentro ai quali può esercitare una libertà sostenibile rispetto alla sua età. Senza quei limiti il bambino è perso.
Avere dei confini aiuta il bambino a diventare autonomo, a strutturare i processi cognitivi e ad adattarsi al mondo perché lo libera dalla responsabilità di prendere decisioni difficili per la sua immaturità.
La funzione regolativa è quindi fondamentale e non deve essere occasionale o casuale perché struttura la relazione educativa tra adulti e figli.
Una regola deve essere oggettiva basata sulla chiarezza e sulla ragionevolezza, non sulla relazione emotiva (per esempio “mi hai fatto arrabbiare e quindi non giocherai mai più“).
È una procedura, un principio organizzativo che consente di regolare lo spazio-tempo in maniera condivisa.
La regola non è un comando, deve essere valutata e pensata e sopratutto non deve essere una conseguenza dell’emotività dell’adulto che non si sa controllare. Solo con questi presupposti la regola diventa uno spazio di libertà.