La Francia potrebbe essere il primo Paese dell’Unione Europea ad adottare Alicem, un’applicazione per il riconoscimento facciale.
Il governo francese sta prendendo in seria considerazione l’ipotesi di adottare il riconoscimento facciale per creare un’identità digitale dei cittadini.
Le motivazioni sarebbero quelle di garantire una maggiore efficienza rispetto ai servizi inerenti alla pubblica amministrazione e una maggiore sicurezza.
In particolare, e secondo quanto riportato dal sito del Ministro degli Interni Francese, i vantaggi riguarderebbero la semplificazione delle procedure online, la sicurezza dell’identificazione e l’alto livello di controllo da parte dell’utente dei suoi dati.
Riconoscimento facciale, il primo test Alicem
Il primo test è attivo su migliaia di persone attraverso Alicem, un’app per smartphone sviluppata dal Ministero degli Interni e dalla National Security Title Agency (ANTS), che consente di poter dimostrare in modo sicuro la propria identità su Internet.
Se l’esperimento avrà buoni feedback, il governo potrebbe pensare di adottare il sistema su scala nazionale già dal mese di novembre. Non sarà obbligatorio ma consentirà di avere una serie di servizi rilasciati da FranceConnect, il sistema della Pubblica Amministrazione on line.
Sembrerebbe tutto molto all’avanguardia, “moderno”, bello e sicuro ma, di fatto, l’idea di voler adottare questo sistema di riconoscimento facciale ha scatenato molte polemiche.
Da una parte alcune associazioni di cittadini, convinti che si tratti di una forte violazione della privacy e dall’altra il CNIL, l’autorità Garante della protezione dei dati francese.
Per essere una scelta realmente libera, non dovrebbe esistere alcun tipo di vantaggio rispetto a coloro che scelgono di utilizzare i metodi tradizionali. In questo senso, l’app del Governo francese non rispetterebbe le linee guida del GDPR.
Il segretario di Stato agli affari digitali
Il segretario di Stato agli affari digitali francesce, Cédric O, in un’intervista rilasciata a LeMonde, ha detto che i francesi non devono avere “una visione esclusivamente nichilista del riconoscimento facciale: ci sono molti usi che, se sono legalmente e tecnicamente limitati, non pongono problemi e portano semplificazione”.
E ancora: “Sono estremamente diviso sulla questione. Vediamo molto bene l’utilità, ad esempio per identificare i terroristi in mezzo alla folla, ma anche i rischi. Il quadro e le garanzie devono essere definiti in modo molto chiaro per evitare una sorveglianza diffusa”.
Per il segretario è necessario discuterne con i cittadini, coinvolgendo parlamentari e rappresentanti locali e propone di “creare in coordinamento con il CNIL un organo specifico, composto da membri di diverse amministrazioni e autorità di regolamentazione, sotto la supervisione di ricercatori e cittadini”.