La sanità è al collasso e le cose potrebbero peggiorare. É quanto è emerso dall’incontro avvenuto il 7 marzo tra La Conferenza delle Regioni e i Ministri Giancarlo Giorgetti e Orazio Schillaci.
Secondo quanto riportato dal Sole24ore le regioni avrebbero consegnato un documento di 6 pagine dove si ripercorrono le emergenze attuali che riguardano il Ssn.
Nel documento si parla di carenza di personale e criticità dei pronto soccorso, ma il vero nodo è rappresentato dai finanziamenti. Se infatti dovessero essere al di sotto di ogni aspettativa causerebbero un vero e proprio collasso del sistema sanitario.
“Se davvero il livello di finanziamento del Ssn per i prossimi anni dovrà assestarsi al 6% del Pil, prospettiva che le regioni chiedono che venga assolutamente scongiurata – si legge nel documento – occorrerà allora adoperare un linguaggio di verità con i cittadini, affinché vengano ricalibrate al ribasso le loro aspettative nei confronti del Ssn”.
La sanità ha un buco di 5 miliardi
Il nostro sistema sanitario nazionale deve fare i conti anche con il presente. In questo momento si ritrova con un buco di 5 miliardi causato dall’emergenza covid e dal caro bollette.
Provate a immaginare cosa potrebbe accadere se, oltre e non riuscire a coprire questo buco di 5 miliardi, i futuri finanziamenti non dovessero riuscire a soddisfare le richieste delle regioni. Il sistema sanitario sarebbe irrimediabilmente compromesso.
É scritto anche nel documento, senza interventi sarà “irrimediabilmente compromesso il sistema sanitario universalistico italiano”. E ancora: “Saranno necessarie scelte dolorose, ma non più procrastinabili”.
Il Sole24ore ha riportato anche alcune dichiarazioni di Raffaele Donini, assessore emiliano-romagnolo e coordinatore della commissione sanità della Conferenza delle Regioni
“Il sistema sanitario pubblico in Italia è a rischio” ha detto. “Il tavolo che il governo ha proposto ha una portata storica: può o ridare centralità oppure far naufragare il sistema della sanità pubblica per come lo conosciamo oggi”.
Poi la frecciatina alle istituzioni: “Dopo i fatti di Bergamo – avverte Donini – le più alte cariche dello Stato dissero «mai più tagli alla sanità». Tre anni dopo la previsione di spesa è sotto al 7% del Pil, con l’ipotesi che vada al 6% nei prossimi anni: una palese contraddizione”.