Nocciole o cacao, la storia si ripete. Non è la prima volta che cioccolato e sfruttamento del lavoro minorile vengono accostati a grandi marchi: questa volta tocca a Ferrero.
Recentemente è uscito un report della BBC che mette in primo piano il problema del lavoro minorile nelle piantagioni di nocciola in Turchia.
In questo paese ci sono più di 400.000 frutteti di nocciole a conduzione familiare che producono tre quarti della totalità mondiale di questo frutto.
Pare però che gli agricoltori turchi impieghino nella raccolta anche bambini di 10 anni che lavorano 10 ore al giorno per pochi soldi.
In questa inchiesta è finita anche Ferrero, storico marchio italiano, che è uno dei maggior acquirenti di nocciole in Turchia (circa un terzo di tutto il raccolto).
Dopo l’uscita del report, le catene dei principali supermercati australiani, Woolworths, Coles e IGA, hanno chiesto chiarimenti all’azienda produttrice di Nutella e Kinder.
Come riporta il Sydney Morning Herald, non è chiaro se l’intenzione sia di ritirare i prodotti dai supermercati nel caso in cui la risposta della Ferrero venisse considerata poco soddisfacente.
Questi negozi seguono una politica di approvvigionamento responsabile e pretendono che i prodotti dei loro negozi seguano pratiche etiche e sostenibili.
La risposta di Ferrero alle accuse
Un portavoce di Ferrero ha dichiarato a Business Insider Australia: «Essendo un grande utilizzatore di nocciole, Ferrero si impegna a contribuire a influenzare e guidare cambiamenti sostenibili nel settore della produzione di nocciole. Ciò include la lotta al lavoro minorile con un approccio multilaterale che prevede una combinazione di misure diverse, come nel nostro programma di valori agricoli Ferrero (FFV)».
Inoltre l’azienda rende noto che ha in programma di realizzare, entro il 2020, un piano di rintracciabilità del 100% delle materie prime ma non è un lavoro semplice.
Nonostante dal 2012 la Ferrero abbia lanciato in Turchia il programma “Farming Values”, che offre formazione e insegnamento di tecniche di coltivazioni più efficienti ai coltivatori di nocciole, ancora la strada è lontana.
Solo 42.000 dei 400.000 agricoltori hanno infatti aderito al programma. Quindi l’azienda come potrebbe avere la certezza che non siano coinvolti bambini nella raccolta delle nocciole che acquista?
Nel report della BBC, il direttore generale della Ferrero Hazelnut Company in Turchia, Bamsi Akin, dichiara: «Se determinassimo un prodotto fabbricato con pratiche non etiche, non lo toccheremmo. Stiamo facendo il nostro meglio per migliorare le pratiche sociali con la formazione. Ma il sistema è completamente pulito? Penso che nessuno possa dirlo in questo momento».
Un altro fattore che emerge dall’inchiesta della BBC è che la maggior parte del lavoro di raccolta è svolto dai migranti curdi che vogliono che i figli lavorino per ottenere più salario.
Non è un attenuante perché i proprietari delle aziende familiari dovrebbero comunque rifiutare il lavoro minorile ma sono molti gli agricoltori vecchio stampo che difficilmente accettano cambiamenti.
Bambini in schiavitù nella raccolta del cacao
Questa inchiesta non è la prima che viene fatta sui prodotti di cioccolato. Cambia la materia prima ma il problema rimane lo stesso: lo sfruttamento del lavoro minorile.
Tutto è spiegato molto dettagliatamente nel documentario Slavery: A Global Investigation dove è possibile trovare interviste rilasciate dai bambini liberati che hanno raccontato la loro terribile esperienza.
«Essere picchiato faceva parte della mia vita. Quando ti mettevano addosso i sacchi e cadevano mentre li trasportavi, nessuno ti aiutava. Anzi, ti picchiavano finché non ti rialzavi», racconta Aly Diabate, uno dei bambini liberati.
Vi lasciamo con un altro documentario, The Dark Side of the Chocolate, sperando un giorno di poter assaporare una tavoletta di cioccolato libera da schiavitù o lavoro minorile.
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