Episodio antisemita a Mondovì in provincia di Cuneo dove, ieri notte, sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944, è comparsa la scritta “Juden hier” (“qui ci sono ebrei”).
Una frase del tutto simile a quella adoperata dai nazisti per identificare le abitazioni in cui vivevano ebrei. Ad accompagnare la frase, anche una stella di David.
“Se pensavate che fosse tutto finito… […]. Noi non abbiamo paura. Solo molta amarezza”. Ha scritto il deputato Emanuele Fiano su Facebook.
La scritta razzista è apparsa sulla porta della casa dove la signora Lidia Rolfi aveva vissuto fino alla morte, avvenuta nel 1996. La via dove si trova l’abitazione è stata per altro intitolata qualche anno fa proprio alla signora Rolfi.
Scritta antisemita: ecco chi era Lidia Rolfi
Dopo essere diventata staffetta partigiana nel 1943, nell’aprile dell’anno successivo fu arrestata dai fascisti e incarcerata a Cuneo.
Consegnata alla Gestapo, fu prima trasferita a Saluzzo e poi a Torino. Il 27 giugno venne deportata nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück, dove rimase fino all’aprile del 1945.
Ritrovò la libertà nel maggio dello stesso anno e a settembre rientrò in Italia. Lidia era insegnante, tant’è che il suo nome di battaglia da partigiana era “maestrina Rossana”, e tornò a occuparsi di scuola raccontando la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti.
Testimonianza che continuerà a dare per il resto della sua vita. Nel 1978 scrisse insieme ad Anna Maria Bruzzone il primo di tre libri: “Le donne di Ravensbrück”.
Nel 1996 diede alle stampe il suo secondo libro, “L’ esile filo della memoria” e nel 1997 uscì postumo “Il futuro spezzato”, un saggio apprezzato anche da Primo Levi, che volle scriverne l’introduzione.
Attualmente nella casa di Lidia vive il figlio Aldo, il primo a denunciare l’episodio su un post Facebook e che ha esposto denuncia contro ignoti. Foto: post Facebook Aldo Rolfi