Il caso Sea Watch è al centro dell’attenzione non solo in Italia ma in tutta Europa per il braccio di ferro tra il capitano della nave e Salvini.
Sull’argomento è intervenuto con un post su Facebook anche Stelio Fergola, il direttore responsabile della testata on line Oltre la Linea.
Il suo intervento è piuttosto ruvido ma nello stesso tempo efficace e mette il pubblico davanti a una necessaria riflessione sul caso.
Lo sfogo del direttore Fergola s’incentra sui costi della nave Sea Watch e del suo equipaggio ma anche sulle ripetute violazioni.
Sea Watch: costo annuale circa 300.000 euro
Di seguito vi riassumiamo il discorso di Stelio Fergola; i dati riportati nel suo post derivano da un articolo de Il Giornale.
Fergola afferma che la Sea Watch abbia un costo annuale, tra uffici, navi e personale di bordo, che supera i 300.000 euro.
In questa analisi risaltano anche i compensi dei “volontari” della nave che percepirebbero uno stipendio mensile che oscilla da 1500 a 2000 euro al mese.
Il direttore poi ricorda che sul suolo italiano ci sono più di 5 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà e che 42 migranti non avrebbero una vita agiata.
Secondo Fergola questi 42 migranti si aggiungerebbero ad altri 700 mila già presenti sul territorio italiano.
Infine attacca chi ritiene ideologizzato e vittima di una sorta di “religione” che non gli permette di capire quale sia il vero problema ovvero il traffico di esseri umani.
Si stupisce del fatto che molte persone, organizzazioni e associazioni abbiano già versato un quantitativo molto importante di denaro per pagare spese legali e multe della Sea Watch.
Fergola centra in pieno il problema: il quantitativo di denaro sborsato da queste ONG e da chi le sostiene per trasportare persone, potrebbe essere utilizzato per aiutarle direttamente in Africa.
Evidentemente dietro questo traffico di persone ci sono degli interessi maggiori del semplice aiuto ai bisognosi e il caso Sea Watch sta facendo emergere il paradosso.
Ricordiamo ai lettori che possono consultare il sito di Amref per approfondire il problema dell’acqua potabile in Africa e dei costi dei pozzi.