La sentenza che condanna i politici catalani ha profondamente indignato gli indipendentisti, che ritengono la pena inflitta iniqua. Indetta la “marcia per la libertà”.
La sentenza di lunedì 14 ottobre, che condanna i politici che avevano proclamato l’indipendenza della Catalunya nel 2017, ha acceso forti risentimenti nel popolo catalano.
Il Tribunal Supremo ha condannato Oriol Junqueras a tredici anni di carcere e di interdizione per i reati di sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici. Condannati anche altri nove politici sempre con le stesse motivazioni, per un totale di circa 100 anni di prigione. Fra loro anche Carles Puigdemont.
“Non ci fermeranno finché non annulleremo tutti gli effetti della repressione e respireremo la libertà“, così ha commentato l’ex presidente in diretta Facebook da Waterloo, in Belgio.
Proteste in tutta la Catalunya e venerdì sarà sciopero generale
Appena emessa la sentenza, i sostenitori dell’indipendenza hanno iniziato le proteste nel centro di Barcellona, convocati dal movimento collettivo “Tsunami democratico”.
Dopo poco, al grido di “Tutti all’aeroporto”, i manifestanti si sono incamminati verso El Prat dove hanno invaso le zone di fronte ai Terminal per proseguire la protesta.
Centinaia i voli annullati e passeggeri che non sono potuti uscire dall’aeroporto per ore: la mobilitazione si è sciolta solo in tarda serata.
Altre piazze calde sono state Girona, dove per alcune ore l’autostrada A7 è stata bloccata, mentre a Tarragona 6000 persone hanno marciato per la città.
Chi protesta pacificamente ha indetto la “Marcia per la libertà”, partita questa mattina da 5 zone: Tarragona, Tàrrega, Girona, Berga e Vic.
Migliaia di persone cammineranno unite per ritrovarsi venerdì a Barcellona, dove avrà luogo lo sciopero generale indetto contro la condanna dei politici catalani.
Si è unito alla marcia anche l’attuale presidente della Generalitat, Quim Torra, il quale vuole dare sostegno al popolo catalano fortemente scosso. Con lui il leader basco Ibarretxe.
Martedì notte scontri violenti a Barcellona. Il Presidente spagnolo Sanchez: “Nessun indulto, pieno compimento della sentenza”
La marcia pacifica è stata purtroppo preceduta da scontri violenti a Barcellona nella notte di martedì 15 ottobre, fortemente condannati dal Governo Spagnolo.
Anche il presidente Torra ha ribadito che bisogna mettere in risalto le manifestazioni pacifiche, ma non ha condannato apertamente le violenze.
Dura la replica di Sanchez, che esige che Quim Torra condanni ciò che è accaduto a Barcellona. Inoltre ha convocato i leader dei partiti spagnoli per programmare interventi.
Il premier Sanchez è certamente favorevole alla sentenza, in quanto ha affermato che non verrà concesso alcun indulto ai presos politics catalani.
Non condivide queste dichiarazioni invece il leader di Podemos, Pablo Iglesias, il quale chiede che non venga scartata l’ipotesi.
Sulla questione è intervenuto anche l’ex calciatore e allenatore catalano Pep Guardiola, il quale ha parlato attraverso un videomessaggio dalla pagina Facebook Tsunami D.
Secondo Guardiola, la sentenza del Tribunal Supremo è “un attacco diretto ai diritti umani: il diritto di riunione e manifestazione, il diritto alla libertà di espressione e il diritto al giusto processo“.
Per la Catalunya si preannuncia un autunno molto caldo, considerando che a novembre si tornerà alle urne. Dopo le dichiarazioni di Sanchez il dialogo sembra ancora più difficile.