Quando la diagnosi dei medici non ti lascia scampo tutto crolla davanti a te. “Tumore al fegato inoperabile”, queste sono state le parole che hanno risuonato nelle orecchie di Flavio.
L’aspettativa di vita dell’uomo era scesa a 3 mesi, mandando nello sconforto un’intera famiglia. Ma qualcuno non si è arreso.
Infatti la moglie non si è lasciata sopraffare dalla rassegnazione e dopo la diagnosi ha fatto delle ricerche.
Adria, la moglie di Flavio, ha raccontato la loro storia al Messaggero Veneto. Da quando ha avuto la diagnosi non si è mai data per vinta.
La lotta della moglie contro il tumore al fegato del marito
La prima terribile diagnosi arriva dall’Istituto nazionale tumori di Milano e dopo che anche alla clinica Humanitas di Rozzano hanno confermato l’inoperabilità si è messa a cercare disperatamente.
E la sua ricerca ha dato frutti trovando il dottor Andrea Risaliti, direttore della chirurgia dell’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Udine.
“Pensi che abbiamo conosciuto il professor Risaliti grazie a un filmato di You Tube” racconta Adria.
“Dopo quello che ci era stato detto all’Istituto nazionale tumori di Milano e poi anche alla clinica Humanitas di Rozzano, due eccellenze nel settore, invece di darmi per vinta, ho cominciato a scandagliare il web.”
“Non potevo e non volevo credere che non ci fosse davvero più niente da fare. Mi definirono una ‘spregiudicata’, affermando che non sapevo a cosa andavo incontro”
Come si può leggere sul Messaggero Veneto che ha riportato la singolare storia dei due coniugi:
«ll professor Risaliti ha adottato una terapia a tappe. Nella prima fase, si è lavorato alla riduzione della carica tumorale, procedendo da una parte all’asportazione di metà fegato, e con esso del “bubbone”, e di un altro pezzo a destra, e, dall’altra, con la termoablazione dei noduli tumorali presenti nel fegato residuo (e distrutti attraverso il calore generato dalle microonde).
Una tecnica combinata, quindi, per la cui realizzazione è stato chiamato in sala operatoria il direttore della Radiologia interventistica, dottor Massimo Sponza. Lo stesso che, qualche settimana dopo, ha eseguito un drenaggio esterno della bile, a seguito del danno permanente per necrosi coagulativa allo scarico biliare, che era stato determinato dalle estese manovre di termoablazione.»
Flavio torna a casa
L’ospedale di Udine dimette Flavio l’8 Dicembre ed è potuto tornare dalla sua famiglia con la patente per poter effettuare il trapianto di fegato.
I medici di Milano avevo dato a Flavio una sentenza di morte, 3 mesi di vita. Ma sono passati 9 mesi ed è ancora vivo.
È uscito dall’ospedale con una nuova possibilità, tutto grazie a una donna che non si è fermata davanti a nessuno.