La crescente sensibilità per i temi ambientali ha portato a un aumento delle richieste nel settore dell’energia rinnovabile. Ma è sempre la scelta giusta?
L’energia eolica è considerata una valida alternativa contro l’inquinamento: energia pulita ottenuta da una fonte completamente rinnovabile.
Purtroppo c’è un aspetto che non sempre viene evidenziato e riguarda il reale impatto ambientale che hanno queste “alternative green“.
C’è un gas prodotto dagli impianti elettrici, compresi quelli eolici, che è molto più dannoso a livello ambientale di quelli comunemente conosciuti.
Il gas in questione è l’esafluoruro di zolfo, SF6, che ha la funzione di isolare sia le centrali che le turbine eoliche in modo da garantire la sicurezza dell’impianto.
Utilizzato fin dagli anni ’60, è un gas incolore, inodore, economico e non infiammabile che è rilasciato in caso di perdite.
È però un gas serra molto dannoso. Basti pensare che un chilo di SF6 produce gli stessi danni dovuti all’emissione di CO2 di 2000 auto o alle emissioni di 24 voli di linea da Londra a New York.
I Paesi dovrebbero comunicare alle Nazioni Unite le quantità utilizzate di SF6 ma si crede che queste cifre siano spesso sottostimate.
Turbine eoliche e SF6: ci sono valide alternative?
Nasce una domanda: sta funzionando questa corsa alla salvaguardia ambientale dal punto di vista energetico?
Molte delle grandi centrali elettriche a carbone sono state sostituite con centrali a fonti miste (vento, sole e gas) che però hanno un rovescio della medaglia.
Sorgono sempre più centrali elettriche a fonti rinnovabili. Queste hanno comportato più connessioni alla rete elettrica e un conseguente numero crescente di dispositivi di sicurezza che usano il gas SF6.
Quindi da un lato l’avvento dell’energia green è una soluzione grazie alle fonti rinnovabili che offre ma dall’altro ha provocato involontariamente un aumento rapido di emissioni di SF6, come nel caso delle turbine eoliche.
Alcuni dati sono allarmanti. In un anno (il 2017) il rilascio nell’atmosfera di SF6 da parte delle centrali elettriche e degli impianti eolici è paragonabile al rilascio di CO2 di ben 1,3 milioni di auto.
E le previsioni future non sono rincuoranti. Vista la domanda sempre crescente di energia elettrica, entro il 2030 si potrebbe arrivare a un aumento del 75% delle emissioni.
Vietare l’SF6. La Commissione europea, nel 2014, ha già provato a vietare alcuni dei gas fluorurati ma ha trovato una forte opposizione dalle industrie europee.
Come ha dichiarato il deputato europeo Bas Eickhout, l’Europa si è dovuta letteralmente arrendere alle lobby dell’industria elettrica.
«Il settore elettrico è stato molto deciso nel sostenere che se desideriamo una transizione energetica e vogliamo utilizzare più elettricità, avremo bisogno di più dispositivi elettrici e di conseguenza di più SF6», afferma Eickhout.
Soluzioni e alternative
Purtroppo al momento pare non essere possibile passare a un piano b in quanto non esistono altri composti in grado di essere efficaci e sicuri per un lungo periodo.
È comprensibile che alcune aziende non vogliano assumersi i rischi di una sperimentazione di nuovi composti che potrebbero non garantire la sicurezza.
Dall’altra parte non è invece accettabile la resistenza di tante altre aziende che non vogliono considerare l’opzione del cambiamento perché ritenuto non necessario.
In conclusione, è vero che le vecchie centrali producevano oltre la CO2 anche altri agenti inquinanti ma non dobbiamo trascurare il danno ambientale che stiamo provocando con le fonti alternative.
Se di “vera” energia green vogliamo parlare ci deve essere un impegno maggiore sia delle istituzioni, sia delle lobby energetiche per cercare di risolvere il problema delle emissioni di SF6.
A tal proposito il prossimo anno l’Unione Europea ha intenzione di valutare l’eventuale disponibilità di alternative per limitare o eliminare l’uso di SF6. Ma in una prospettiva ottimistica non saranno comunque attuabili fino al 2025.