A Castelseprio e a Venegono (Varese) due scuole sono state scoperchiata a causa del maltempo. I bambini di Castelseprio sono stati costretti a cercare riparo nelle cantine.
La Lombardia da ieri sera è colpita da temporali, grandine, raffiche di vento gelido e trombe d’aria. Nel Varesotto i danni sono stati imponenti e c’è anche un morto.
Alberi caduti e strade inondate di fango: le sirene dei soccorsi hanno risuonato per tutta la mattina. Una scuola è stata scoperchiata a Castelseprio e un’altra a Venegono Inferiore.
Il papà di un alunno della scuola elementare di Castelseprio ci ha raccontato cos’è successo.
Il racconto di un genitore di Varese
Il papà di un bambino che frequenta la scuola ci ha raccontato la dinamica dei fatti. I genitori hanno ricevuto un vocale su WhatsApp in cui un maestro li avvisava di andare a prendere i bambini a scuola per un’emergenza.
Quando si parla di emergenza in questo particolare periodo, la prima cosa a cui tutti pensano riguarda questioni sanitarie.
Invece la motivazione era che la scuola si era scoperchiata e l’acqua stava inondando i locali. L’intera classe era stata trasferita al sicuro in cantina.
Da come ci ha raccontato il papà dell’alunno, il maestro era molto preoccupato per la quantità d’acqua che stava entrando e ha ipotizzato anche un possibile crollo del tetto.
Per fortuna tutto si è risolto e i bambini sono tornati nelle loro case incolumi e sereni nonostante il triste episodio.
Il genitore non ha nascosto la rabbia, soprattutto perché il sindaco aveva garantito la sicurezza delle strutture.
La situazione è ancora più paradossale dato che ultimamente non si fa altro che parlare di sicurezza delle scuole. Ma a cosa servono il distanziamento, le mascherine e l’igienizzazione in una scuola che crolla sulle teste dei bambini?
Intanto il ministro Azzolina ieri ha esultato per aver consegnato 135 milioni di mascherine nelle scuole italiane. Ma nessuna mascherina potrà proteggere i bambini dalla vera emergenza che perseguita le nostre scuola da anni: strutture fatiscenti e beni primari assenti. Foto: Giovanni Ardemagni e Mattia Premazzi