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Visto Usa: saremo valutati in base ai nostri profili social dal governo Trump

Da fine maggio è obbligatorio indicare la lista dei propri social network per ottenere un visto USA per l’ingresso e la permanenza negli Stati Uniti.

Questa è la decisione presa dal dipartimento di Stato e il dipartimento di Sicurezza interna statunitense per valutare l’accettazione o meno di un visto immigrante o non immigrante.

Valuteranno i contenuti dei profili social degli ultimi 5 anni di ogni richiedente prima di accettare o meno l’ingresso o la permanenza negli USA.

Oltre agli username di Facebook, Twitter, Flickr, Instagram e altre piattaforme saranno richieste anche altre informazioni come numero di telefono e indirizzi e-mail (anche usati precedentemente).

Visto USA: serve curriculum social per ottenerlo

Questa nuova politica non è un’autentica novità, infatti fa parte dell’ordine escutivo “Protecting the Nation from Foreign Terrorist Entry into the United States” partito già nel 2017, fortemente voluto da Trump.

Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto ai vertici un maggiore controllo delle frontiere e questo include anche il rilascio di visti a lungo periodo e la verifica delle vite digitali di chi lo richieda.

Ormai i profili social contengono tutti i tipi di informazioni: foto, posizioni politiche, viaggi, interessi…

Le autorità statunitensi hanno così a disposizione un vero e proprio curriculum di ogni richiedente su cui basarsi e possono decidere se rilasciare o meno il visto in uno dei cinquanta stati.

Precedentemente l’obbligo non riguardava tutti i soggetti, ma solo quelli che avevano visitato territori ad alto rischio terroristico. Ora invece l’obbligo è esteso a chiunque.

Sono escluse dall’obbligo le autorizzazioni Esta per i viaggi di turismo e affari per un massimo di 90 giorni per soggiorno e di 180 giorni nell’anno solare, oltre al transito. Esclusi anche i visti diplomatici e alcune autorizzazioni ufficiali.

Dopo una prima stima, la richiesta dei profili social riguarderà circa 15 milioni di persone, comprese quelle che richiedono il visto per studio o affari.

Tra le piattaforme da indicare, oltre alle più famose, anche social cinesi e russi e alcune che ormai non esistono più come Google+ o MySpace.

I dubbi sulla reale utilità di questo sistema sono molti, per esempio i soggetti possono mentire sui loro dati. Inoltre quanto peseranno le informazioni contenute nei profili?

Nel caso il soggetto mentisse su questi dati obbligatori nella richiesta del visto, le conseguenze sarebbero serie in termini di provvedimenti migratori.